Djemila - Algeria

 

 

 


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Djemila

Djemila è nota in tutto il mondo per le sue rovine romane, si tratta dei resti più consistenti e meglio conservati di tutto il continente africano e per questo motivo iscritte nell’elenco dei patrimoni dell’Unesco già dal lontano nel 1982. Situata in Algeria, a 900 metri sopra il livello del mare, in una regione montuosa a sud est di Algeri e non troppo lontana dalla costa, Djemila fondata con il nome originario di Cuicul è la testimonianza più significativa e completa della presenza romana nel North Africa attestata sin dal II e presente sul territorio fino al VI secolo. Il sito archeologico è molto ricco soprattutto perché contiene esempi di stili architettonici diversi e vanta tipologie di edifici differenti, ciò significa che costruzioni di tipo difensivo si alternano a strutture di pubblica utilità, come ad esempio teatri e terme, e ad edifici di vocazione commerciale.

 

La città Cuicul sorge su un centro berbero precedente della Numidia occidentale, si tratta di una colonia già romana come è facile intuire dal caratteristico impianto urbanistico che si sviluppa sull’asse di cardo e decumano; secondo alcune fonti storiche la fondazione risale al regno di Nerva databile tra il 96 e il 98 d.C.. Se pur non si tratti di un centro di grandi dimensioni anche nella sua fase di maggiore sviluppo e prosperità – durante la quale la popolazione raggiunge al massimo ventimila abitanti -, Djemila riesce a trasformarsi in un centro di primaria importanza nello scenario culturale e commerciale del Mar Mediterraneo grazie soprattutto alla sua posizione strategica che le consente di attestarsi come un punto privilegiato da cui tenere sotto controllo la via Costantina-Setif. Il periodo di maggiore splendore ed espansione per Djemila corrisponde a quello del governo di Antonino dal 96 al 192 e poi a quello di Severo dal 192 al 235.

Dunque la città si impone nello scenario dell’epoca come un forte polo di attrazione soprattutto per i romani e già a partire dal III secolo si amplia ulteriormente soprattutto quando viene eletta a centro vescovile. La testimonianza di questa trasformazione appare evidente nel dirompente sviluppo urbanistico che la porta ad espandersi verso sud e verso est; inoltre, il suo crescente prestigio si manifesta anche attraverso la ricchezza delle decorazioni che iniziano ad ornare le abitazioni, a questo proposito è opportuno citare le pavimentazioni a mosaico della Casa di Europa e quelle della Casa di Anfitrite che ripercorrono in maniera dettagliata rispettivamente il Ratto di Europa e il trionfo diAnfitrite attraverso il racconto della leggenda Asinus Nica. Dato il suo grande valore storico e culturale Djemila rappresenta oggi soprattutto un importante centro turistico che richiama ogni anno sempre più visitatori.

Nella zona archeologica algerina è possibile individuare tre zone ben distinte: un nucleo originario, la già citata estensione del III secolo e l’aggiunta a partire dal IV secolo di un intero quartiere cristiano che ha comportato una consistente trasformazione urbanistica della città. Per avere un quadro più chiaro di questa suddivisione in zone occorre partire dalla visita del centro originario che custodisce le rovine del primo foro cittadino, anche detto Vecchio foro, collocato proprio nel fulcro vitale di Djemila; esso si compone di una piazza quadrata circondata su due lati da un portico, mentre su di un lato di essa si erge un tempio capitolino. Continuando la passeggiata nella zona archeologica si giunge ad un altro complesso di costruzioni di grande interesse che annovera il tempio dedicato a Venere Genitrice, il macellum ovvero il mercato coperto, una basilica civile, le arene e una prima zona termale.

Di più tarda costruzione sono il complesso termale realizzato sotto il dominio di Commodo - databile tra il 180 e il 192 -, il Foro severiano iniziato sotto Caracalla(211-217) - a cui nel 216 viene anche dedicato l’omonimo arco poi trasportato nel 1840 a Parigi per volere del Duca d’Orleans comandante del corpo di esplorazione francese - e concluso sotto il governo di Alessandro Severo(222-235), la piazza centrale e gran parte delle rovine delle mura cittadine delle quali oggi è ancora facile immaginare l’originaria imponenza e possanza. Nel 229, sempre durante il dominio di Alessandro Severo, viene realizzata un’altra costruzione, si tratta del tempio della Gens Septimia, un santuario dedicato alla figura dell’imperatore Settimo Severo e di sua moglie Julia Domna, ovvero una importante sede del culto imperiale nella colonia romana.

 

Avventurarsi nel parco archeologico di Djemila che si estende ben 42 ettari è dunque un’esperienza assolutamente imperdibile soprattutto perché regala un’emozione profonda che parte proprio dalle rovine di quelli che un tempo furono maestosi e imponenti luoghi di devozione come i templi di Giove e di Venere, o luoghi di aggregazione e riposo come le case romane e i loro splendidi mosaici che raccontano una storia antica e profonda. A tal proposito si rivela molto interessante una visita sia alla Casa dell’Asino risalente all’età tardo-imperiale e che deve il suo nome al mosaico che la caratterizza, un asino vincitore, sia alla Casa di Bacco dal nome del dio del vino della vigna e del delirio mistico anche chiamato Dioniso dai greci che qui viene rappresentato in quello che è stato considerato dagli studiosi come il mosaico più antico della città. L’edificio, che date le grandi dimensioni si è ipotizzato fosse adibito a funzioni pubbliche, è di per sé una sorta di collegio composto da una grande sale fiancheggiata da sei absidi tutte decorate con mosaici raffiguranti scene dionisiache e mitologiche; tra quelle di maggior pregio vi è ad esempio il Ratto di Europa – la bella principessa rapita dal dioZeus tramutatosi in un grande toro bianco -, non mancano poi scene marine e di trionfo come appunto il Trionfo diAnfitrite – chiamata dai romani Salacia, è nella mitologia greca la dea del mare e la moglie del dio Nettuno – o ancora immagini che ripercorrono la leggenda Asinus Nica. Tra gli altri edifici interessanti vi è anche la basilica vestiaria dedicata al commercio delle stoffe e il grande teatro che con oltre tremila posti era in grado di accogliere un gran numero di spettatori.

I monumenti di maggiore interesse sono però quelli del quartiere cristiano che fiorisce a partire dell’ufficializzazione del culto nel 313 grazie all’editto di Costantino. La zona si sviluppa principalmente attorno a due chiese e oltre ad esse comprende un battistero ben conservato contenente un fonte battesimale sovrastato da un baldacchino, le terme e una terza cappella oltre ad un altro edificio probabilmente adibito ad abitazione. La più antica delle due basiliche cristiane ha tre navate contro la più giovane che ne vanta ben cinque, entrambe sono dotate di abside e sotto di queste di una cripta decorata con mosaici raffiguranti principalmente figure geometriche. Nella chiesa meridionale risalente al VI secolo sono presenti diverse iscrizioni che fanno riferimento al suo fondatore, il vescovo Cresconius; secondo alcune fonti storiche essa apparterrebbe alla sette dei dissidenti Donatisti, ma non vi sono certezze in merito soprattutto dato il forte legame con il già citato vescovo che di fatto rappresenta l’incarnazione stessa della comunità cattolica di Cuicul, ciò si evidenza nei documenti degli archivi ecclesiastici del concilio di Constantinopoli convocato dall’imperatore Giustiniano nel 533. Risalente invece al V secolo la chiesa settentrionale. Quella di Cresconius non sarebbe però la prima figura clericale di Djemila, secondo fonti storiche infatti già nel 255 d.C. si ha menzione di un altro vescovo, Pudentianus. Sempre della stessa zona episcopale fa parte un ultimo ritrovamento archeologico ovvero una basilica costruita tra due muri di sostegno, caratterizzata da un’abside sotto la quale si apre una cripta visibile anche dalla navata.

Occupata dai barbari intorno al 400, la città di Djemila viene riconquistata dai Bizantini nella prima metà del VI secolo e da questi abbandonata alla vigilia dell’invasione araba del Nord Africa; con l’avvento degli arabi la città cambia definitivamente nome da Cuicul a Djemila, questo però non le porta grande fortuna in quanto inizia una lenta fase di declino che la trascina letteralmente in un dimenticatoio. Occorre attendere l’occupazione francese per accendere di nuovo l’attenzione sul valore della cittadina e sull’importanza del suo patrimonio storico e culturale. Dal 1830 al 1962 l’Algeria diviene una colonia francese, si afferma un crescente interesse per il patrimonio storico della zona, ma questa attenzione è tutt’altro che a vantaggio di Djemila, i francesi iniziano a depredarla e a trasferire parte dei suoi tesori in Francia. È solo nel 1909 che nella zona iniziano gli scavi archeologici, lentamente vengono riportati alla luce sia la casa dell’Asino sia il Foro severiano. Nel corso degli anni i lavori di scavo proseguono e restituiscono al mondo intero altri tesori come ad esempio preziosi mosaici, il vecchio foro, le terme e il teatro.

Ogni anno oltre 30.000 visitatori arrivano nel parco archeologico di

Djemila

per scoprirne la storia e ricostruire quella quotidianità che la caratterizzava al tempo dei romani; per garantire una corretta accessibilità al sito si sono resi necessari interventi mirati al fine di tutelare la sopravvivenza del parco archeologico e a tutt’oggi sono al vaglio delle autorità competenti diversi progetti di recupero.

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