I Sassi di Matera

 

 

 


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Sassi e chiese rupestri di Matera

Matera, nominata città Europea della Cultura 2019

Si chiamano "sassi" e si trovano a Matera, una graziosa città lucana sita nell'assolata Italia del Sud. In ambito dei beni culturali, la parola "sasso" può risultare insolita, riduttiva, fuorviante o addirittura sminuente, è un termine che non trasmette una chiara idea di cosa si stia parlando. Secondo i dizionari di lingua italiana, il termine "sasso" può assumere diversi significati: in senso letterale indica una massa rocciosa, una pietra; mentre in senso figurato rappresenta uno stato d’animo - nota è l’espressione "rimanere di sasso", che significa rimanere attonito -, oppure una caratteristica personale – ad esempio quando si vuol dire che qualcuno è crudele, senza sentimenti, si usa dire che ha un "cuore di sasso".  I Sassi lucani sono dunque delle semplici pietre? Non propriamente, si può dire che i significati elencati mal si adattano ad un monumento insignito della qualifica di bene mondiale, essi non aiutano a comprendere appieno che cosa realmente siano questi sassi. Dunque, occorre chiedersi cosa sono e per quale ragione nel 1993 l’Unesco li ha dichiarati Patrimonio dell’Umanità.

 

Partiamo dalla prima domanda, i Sassi di Matera sono la testimonianza di un antichissimo insediamento rupestre risalente al Paleolitico. Si tratta di un agglomerato urbano assolutamente unico nel suo genere, interamente scavato nella roccia, che ha una peculiarità: è riuscito a conservarsi nel tempo assolutamente intatto. Proprio questa sua prerogativa e per l’essere il risultato del lavoro e della vita di una civiltà vissuta in armonia con la natura, nel rispetto del territorio, della flora e della fauna, i sassi e il parco delle chiese rupestri rappresentano un patrimonio mondiale da custodire e conservare affinché tutti possano goderne e conoscerne il passato, per alcuni versi non troppo remoto.

Matera, dunque, custodisce nella sua parte più antica secoli e secoli di storia. Grazie al paziente e costante lavoro di scavatura del "tufo" – una roccia calcarenitica tipica del territorio della Murgia lucana e pugliese – l’uomo è stato capace di creare una vera e propria città adagiata nella gravina.

Per capire l’eccezionalità dell’impresa architettonica occorre spiegare cos’è una Gravina: si tratta di una depressione, simile al Gran Canyon, che può raggiungere una profondità di più di 100 metri, caratterizzata da pareti molto inclinate che possono distare tra loro da poche decine di metri a più di duecento. La sua origine è riconducibile alle acque meteoriche che hanno scavato, per secoli e secoli, la roccia calcarea.

Dunque, anche la posizione geografica dei Sassi contribuisce a rendere questo sito archeologico un patrimonio dell’umanità, proprio per la sua unicità.

Ma l’agglomerato dell’"età della pietra antica"non custodisce soltanto semplici abitazioni rupestri, al suo interno risiede un altro tesoro inestimabile, quello delle chiese. Il territorio materano è costellato di chiese rupestri, oggi tutte raccolte all’interno di un parco che ne conta più di cinquecento su una superficie di ottomila ettari. A popolare questi luoghi, oltre alle comunità locali dedite all’agricoltura e alla pastorizia, vi furono infatti anche le comunità monastiche basiliane, benedettine e bizantine che vi si insediarono a partire dal VIII secolo d.C.. Furono queste a trasformare le cavità ancestrali in veri e propri capolavori architettonici e iconografici. Visitando il parco delle chiese appare evidente la vicinanza con altri siti archeologici presenti nel mondo, ad esempio quelli della Cappadocia, in Turchia, oppure, tornando in Italia, quelli presenti nella murgia tarantina, in Puglia, ma a differenza di questi il parco materano ha una caratteristica che lo rende assolutamente unico: le costruzioni lucane si sono conservate intatte, completamente integre, pertanto non sono solo un’eccezionale testimonianza delle grandi capacità architettoniche e artistiche di una civiltà, ma costituiscono soprattutto un esempio dell’armonioso e antico rapporto che l’uomo è stato in grado di creare con la natura, a sua volta madre amorevole e benigna. Il territorio lucano è dunque punto d’incontro, di mescolanza e di convivenza tra culture e civiltà diverse: da una parte quella latina, dall’altra quella bizantina, due mondi così lontani e pur simili. Una commistione di stili e culture che appare evidente in numerose chiese rupestri: una pianta a croce latina, di chiara impronta occidentale, si sposa con iconostasi ortodosse, così come elementi della tradizione latina si ritrovano in santuari d’impostazione orientale la cui pianta è caratterizzata da ampie campate che s’incontrano e si collegano tra loro attraverso una stanza centrale. Al di là degli aspetti puramente architettonici, a colpire l’attenzione del visitatore sono senza dubbio i minuziosi e colorati affreschi che ornano questi santuari delle grotte. Si tratta di vere e proprie opere d’arte che testimoniano la grandezza e la finezza culturale degli abitanti di questi luoghi, i quali, pur vivendo nelle caverne, erano ben lontani dall’essere dei barbari.

 

Tra le centinaia di chiese rupestri dislocate in tutta la provincia materana, non si può non citare quella dedicata alla "Madonna delle Virtù", una chiesa originaria del X secolo e d’impronta benedettina che custodisce affreschi di epoca bizantina e ospita, oggi, mostre di scultura. Anche la Chiesa di Santa Barbara viene realizzata nello stesso periodo, precisamente tra il X e l’XI secolo d.C., ma, a differenza della precedente, vanta un’iconostasi - nelle chiese di rito greco, era un tramezzo divisorio tra il presbiterio e le navate, di muro pieno e con tre porte - intatta a testimonianza delle sue origini greco-bizantine. Tra le decorazioni al suo interno, risaltano per la minuzia dei dettagli due affreschi, quello de "la Vergine in trono col Bambino", detta anche "Madonna del fico", e quello di "Santa Barbara".

Su di una rupe spicca, invece, la Chiesa di "Santa Maria de Idris", dedicata appunto alla Madonna Odigitria – dal greco "odigos" che significa "guida", dunque " Colei che indica la via". Gli affreschi presenti nella chiesa risultano essere relativamente recenti, risalgono infatti al XVIII secolo; ma essa è nota per una particolarità: è collegata internamente alla "Cripta di San Giovanni", la quale ospita al suo interno l’antico affresco del "Cristo Pantocratore", ovvero il "Cristo Benedicente", di chiara ispirazione bizantina e risalente al XII secolo.

Assolutamente da non perdere una visita alla "Cripta del Peccato originale" che per la sua bellezza è chiamata "La Cappella Sistina" della pittura parietale rupestre. La cripta, detta anche "Grotta dei Cento Santi" è ricchissima di affreschi risalenti al IX secolo d. C.

Alla minuzia iconografica delle chiese rupestri si contrappone la semplicità delle abitazioni inizialmente composte da grotte scavate nel tufo, poi, a poco a poco, trasformate in "lamioni", ovvero dei grandi stanzoni coperti da una volta a botte, costruiti riutilizzando i materiali di risulta dello scavo. Per orientarsi all’interno dell’insediamento lucano occorre ricordare che i Sassi si dividono principalmente in due rioni che si sviluppano intorno ad una cittadella fortificata. Il rione Sasso Barisano è collocato in direzione della città di Bari, in Puglia, e per questo si pensa che il suo nome derivi dalla posizione geografica; la stessa ipotesi è stata fatta in merito all’origine del nome dell’altro rione, quello del Sasso Caveoso, orientato verso il paese di Montescaglioso (Mons Caveosus). Entrambe rappresentano solo due delle tante ipotesi fatte sull’origine di questi toponimi.

Al centro dei due rioni vi è la Civita, roccaforte della città che custodisce al suo interno i resti delle torri della cinta muraria, come la Torre Metellana - orientata verso il Sasso Barisano -, e la Torre Quadrata - orientata verso il Sasso Caveoso -, e il Duomo con pianta a croce latina, costruito nel XIII secolo in stile romanico-pugliese – detto stile mescolava elementi lombardi, toscani e orientali dando origine ad un’architettura originale. La facciata della chiesa si caratterizza per il grande rosone a sedici raggi e per la rappresentazione dell’Arcangelo Michele. All’interno, il duomo ospita un affresco bizantino del XIII secolo attribuito a Rinaldo di Taranto e intitolato "
la Madonna della Bruna con il Bambino Benedicente".

A vederli da lontano, all’imbrunire, i Sassi e le Chiese rupestri formano un vero e proprio presepio e conferiscono alla città di Matera un’aria magica e sospesa nel tempo. Per la sua particolarità e unicità, questo luogo è uno scenario molto amato nel mondo cinematografico; qui sono stati girati numerosi film sia italiani, tra cui "Il Vangelo secondo Matteo" di Pier Paolo Pasolini, che stranieri come "La Passione" dell’attore-regista americano Mel Gibson.

Ma non solo!! I Sassi, con le loro cappelle, le viuzze e i vicoletti, rappresentano un luogo estremamente suggestivo dove celebrare e festeggiare matrimoni per vivere un evento davvero indimenticabile. Sono sempre più numerose le coppie, soprattutto straniere, che scelgono questo scenario per le loro nozze. È facile ora comprendere il perché Matera sia stata inserita tra i Patrimoni dell’Unesco. Questo territorio custodisce la storia di un crogiuolo di popoli, è ricco di cultura, custodisce una bellezza che resiste all’inesorabile scorrere del tempo e che dal Paleolitico continua a risplendere, anche nel terzo millennio.

Rifacendosi alla definizione dell’Unesco, si può concludere che questo è un luogo magico, un eccezionale esempio d'insediamento trogloditico nell’Italia meridionale che testimonia, in maniera tangibile, che è possibile ed auspicabile vivere in armonia con l’ecosistema, rispettando di tutti gli esseri viventi.

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